POLITICHE 2022 – SCENARI: ECCO PERCHE’ VOTARE IL 3° POLO; NON HA ALCUN SENSO

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Secondo le stime dominanti, numeri alla mano il terzo polo costituito dai movimenti personalistici ‘Italia Viva’ ed ‘Azione’ dovrebbe costituire il paracadute elettorale di Renzi e
Calenda. I quali da soli non avrebbero superato lo sbarramento per entrare in Parlamento. Da esperti e navigati politicanti, ben sapendo che sarebbero rimasti a casa entrambi costoro hanno allora pensato di ‘fidanzarsi’ con questo accordo molto artificioso per non dire altro, anche loro al prioritario se non esclusivo fine di restare ben attaccati alla poltrona. Ovviamente i due personaggi in questione un loro bacino elettorale, grazie anche all’apporto di ex appartenenti al Centro destra quali le onorevoli Carfagna e Gelmini, lo troveranno ed andranno a pescare anche ben oltre ogni più fantasiosa immaginazione grazie alle rispettive e ben note consorterie. Il disegno è lucido ma stavolta ben leggibile, costretti a giocare con le (poche) carte, praticamente, scoperte. Infatti sebbene in base alle aspettative comuni il terzo polo sia destinato ad arrivare quarto dopo centrodestra,
centrosinistra e M5S, vi è un meccanismo antico e solo italico denominato del ‘Conclave’ per cui, chi entra Papa, spesso esce Cardinale. Certamente senza il criticatissimo accordo Calenda e Renzi avrebbero rischiato di rimanere fuori dai palazzi romani, e con questa manovra si sono riservati una possibilità di riuscita: pensando di intercettare voti di centro e di Forza Italia e sperando in un risultato tale da non consentire al centro destra di governare da solo. In altre parole nonostante la medaglia di legno del quarto posto (atteso, ma non certo) potrebbero costituire ago della bilancia sia nel rapporto con Letta sia nel rapporto con il Centrodestra. Inoltre anche se il terzo polo da un punto di vista puramente politico (cioè come punto di riferimento per l’elettorato) non esiste, sia strutturalmente che storicamente, nondimeno lo stratagemma di cercare di prendere voti al centro e a destra potrebbe rendere utile l’accordo anche nell’eventualità di essere chiamati a puntellare un nuovo governo istituzionale, o tecnico che dir si voglia. Ma la capacità reale dei vari Renzi, Calenda & Co. di attrarre consensi pescando nell’elettorato di centro o di centrodestra potrebbe rivelarsi alla prova dei fatti un miraggio, una mera illusione. Infatti in mancanza di una visione comune dichiarata e di un progetto politico ben definito da parte di costoro, ebbene le aree politiche in questione risultano da lungo tempo già ben presidiate in modo organizzato e diffuso da forze di sistema ormai radicate, che si riconoscono in altri partiti politici presenti in campagna elettorale, segnatamente proprio nell’ambito della coalizione del centro destra a partire da Forza Italia passando per Noi Moderati e per tutte le correnti moderate presenti da lungo tempo sia in ambito Lega che in quota Fratelli d’Italia. In altre parole il ‘nuovo che avanza’ prospettato dall’ex sindaco di Firenze rischia di essere percepito dagli elettori, piuttosto, come ‘lo scarto del vecchio che avanza’ e quindi di conseguire risultati a dir poco deludenti o peggio irrisori, oppure, insignificanti. Abbiamo sentito in quest’ultimo periodo di persone che vogliono “provare” a dare fiducia al terzo polo. È l’effetto “nuovismo” che, come qualcuno ha detto, nelle precedenti elezioni ha favorito i 5 stelle, ed ora dovrebbe favorire Calenda. Riassunto in modo grezzo suona più o meno così: siccome questi li abbiamo già votati e non ci hanno soddisfatto, proviamo con questi altri. Ma occorre partire da un altro punto di vista e casomai cercare di individuare nell’offerta politica chi, con maggiore chiarezza, sappia incarnare ciò che interessa. Sotto l’aspetto che ora stiamo osservando questo cosiddetto terzo polo non è il centro, ma è la simil sinistra: una patacca, non rossa ma sbiadita in modo da virare nel rosa. Essa esprime una classe dirigente che da lì proviene e che quelle idee supporta. Calenda avrà pure avuto qualche buona intuizione, pur non avendo dimostrato alcunché sul piano delle prove di Governo, sinora pessime, ma è una sorta di riproduzione delle idee propugnate dalla consorteria confindustriale radical chic che fino a ieri andava a braccetto con i radicali vicini alla sinistra.
Basta qualche rudimento di tradizione dei movimenti politici italiani per capire che, a partire dal nome, si fa riferimento ad una storia azionista moderata, centrista e liberale
lontanissima da tutto che il <<nuovo>> cartello elettorale poltronista rappresenta, in quanto privo di idee e di progettualità, al punto da dover rivendicare per sé il riferimento
programmatico ad una inesistente ‘agenda Draghi’ per sentirsi immediatamente dopo smentire, tra gli altri, proprio dal diretto interessato. (FONTE: ILGIORNALE.IT)

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