IL COMMIATO DI MARIO DRAGHI AL MEETENG DI RIMINI

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E’ stato un discorso lungamente atteso con varie e diverse aspettative. Rivalsa? Vendetta? Toni concilianti? Quali raccomandazioni, quale lascito?
L’attuale premier nel suo intervento al Meeting di Rimini ha scelto la sua personale strada. Ha parlato semplice con il fine di lasciare un’eredità scolpita in almeno cinque messaggi chiave: il legame con la Ue e l’impronta atlantica; no al protezionismo ed all’isolazionismo; indipendenza energetica; politica economica che tenga insieme crescita, equità sociale e sostenibilità dei conti pubblici; lotta all’evasione fiscale. Tutti temi sensibili, ampiamente presenti nella dialettica della campagna elettorale di queste settimane.
Mario Draghi ha enunciato le sfide che abbiamo davanti. Molte, e di non facile soluzione: come continuare a diversificare gli approvvigionamenti energetici e calmierare le bollette per famiglie e imprese; come accelerare sulla strada delle energie rinnovabili per combattere il cambiamento climatico; come mantenere il giusto impulso nelle riforme e negli investimenti, per preservare la crescita, la stabilità dei conti pubblici, l’equità; come continuare ad assicurare all’Italia un ruolo da protagonista nel mondo, all’interno dell’Unione Europea e del legame transatlantico. A proposito di Europa e di Patto Atlantico egli afferma che il posto dell’Italia è al centro dell’Unione Europea ed ancorato al Patto Atlantico, ai valori di democrazia, libertà, progresso sociale e civile che sono nella nostra storia. Ha spiegato inoltre le ragioni a sostegno del rifiuto al protezionismo e all’isolazionismo: affinché la credibilità interna vada di pari passo con la credibilità internazionale. Questa è fondamentale perché l’Italia abbia un peso in Europa e nel mondo coerente con la sua storia, con le aspettative dei suoi cittadini. Infatti l’Italia è Paese fondatore dell’Unione Europea, protagonista del G7 e della NATO. Il nostro debito pubblico – tra i più alti del mondo – è detenuto per oltre il 25% da investitori esteri. Migliaia di aziende straniere si riforniscono dalle nostre imprese, fanno i loro ordini o impiegano i loro capitali in Italia e contribuiscono alla crescita, all’occupazione, al bilancio pubblico. Ne discende, per questi motivi, che il protezionismo e l’isolazionismo non coincidono con l’interesse nazionale italiano. Quanto all’energia ed al gas, il premier prende nota e fa osservare che la Russia non ha esitato ad usare il gas come arma geopolitica contro l’Ucraina e i suoi alleati europei. Quindi dipendere, come è accaduto, per quasi la metà delle proprie risorse di gas naturale da un Paese che non ha mai smesso di inseguire il suo passato imperiale è l’esatto contrario della sovranità e non deve mai più accadere. Venendo alla politica economica, Mario Draghi ha effettuato una vera e propria rivendicazione, sottolineando che la politica economica perseguita dal suo Governo consente di mettere il paese su basi solide, mostrando un possibile percorso da seguire fatto di crescita, giustizia sociale, sostenibilità dei conti pubblici da concepirsi come pienamente compatibili fra loro, e che anzi possono ulteriormente rafforzarsi a vicenda. Significativo il passaggio sull’evasione fiscale: in questo caso Draghi ha ricordato la riforma del sistema di riscossione, precisando che non devono esserci condoni almeno prima del suo completamento ma non ha escluso un progetto di pace fiscale. Pur ammonendo che l’evasione fiscale non deve essere né tollerata né incoraggiata.

Infine l’incoraggiamento: ‘l’Italia ce la farà con qualsiasi Governo’ con l’esortazione ai cittadini di andare a votare.

(FONTE: ADNKRONOS)

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